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Analisi critica degli attuali presìdi di monitoraggio della provincia di Cremona e dei sovrastanti bacini idrografici.
Un aspetto, fondamentale ma sorprendentemente inesplorato, di ogni Bilancio Idrologico - se degno di tale nome - è la disponibilità di un sistema di monitoraggio quantitativo della falda freatica, lìmite superiore del volume d'acqua contenuto nel sottosuolo. Monitoraggio che deve essere: diffuso nel territorio, continuo a medio/lungo tèrmine, produttore di serie di dati tra loro coerenti, seppure rilevati, anche per altri scopi, da soggetti diversi. Questo lavoro evidenzia molti aspetti negativi delle attività di monitoraggio oggi esistenti sul territorio indagato, condotti (manco a farlo apposta!) da enti pubblici, sempre pronti a farsene vanto ma limitati, spesso, . . . a farsene vanto! Serie interrotte - rilevamenti dalle frequenze inservibili - reti realizzate, abbandonate e poi, per altra mano pubblica ricostruite, naturalmente in punti (leggermente) diversi disegnano un panorama un po' sconsolante. Anche l'uso dei dati prodotti, che certo comporta costi, non pare ben "orientato nel tempo e nello spazio". La tesi, quindi necessariamente - indugia in una chiara scolastica enunciazione (evidentemente c'è bisogno anche di questo) dei preupposti che devono governare ogni progetto di monitoragggio di questo tipo e propone un metodo - in tutto originale, stante l'assoluta lacuna in mèrito a livello della letteratura esplorata, anche via Internet - per la scelta della distribuzione e della collocazione dei punti di monitoraggio, calibrata sulle caratteristiche del territorio. Per la zona-campione (il bacino della pianura compresa tra i fiumi Adda ed Oglio e limitato, a Nord, dalla "Fascia dei Fontanìli", si procede alla progettazione di una rete, che si appoggia a qualle parte di esistente "recuperabile" e che consentirebbe, di costruire - finalmente - una serie di dati significativi per la quantificazione del flusso nel sottosuolo. Il progetto si completa nel proporre la riattivazione di alcuni piezometri abbandonati e, cosa certo assai più difficoltosa, la previsione di una modifica dei modi e tempi di rilevamento dei dati rispetto a quelli che i vari soggetti publici oggi sèguono. Appare proprio questa la parte più difficile del progetto: se infatti trovare il finanziamento può essere difficoltà superabile, assai meno lo è il chiedere ad enti pubblici di modificare la loro azione, abbandonando cose che fanno inutilmente, anche se questo si dimostrasse non solo più corretto ed ùtile ma meno dispendioso! Abbiamo fallito, come Consorzio, nel tentare di convincere il giovane ed àbile Ingegnere Master, redattore del lavoro, di questo paradossale fatto . . . è evidentemente ancòra troppo giovane! Con le lodevoli intenzioni proclamate dalla normativa (da europea a "locale") che vuole perseguire l'uso più accorto della risorsa fisica "acqua", obiettivo che non può esimersi dal creare strumenti che riescano a misurarne le quantità in gioco, questo lavoro assume una particolare rilevanza. Ultima notazione: nelle questioni dell'acqua non ha importanza che sìano tanti o pochi i soggetti che in essa e per essa òperino; è invece sostanziale che ve ne sìa uno, autorevolissimo ed "attrezzato", che conduca quella sana e cosciente azione di coorodinamento oggi, evidentemente, assente. Chi è: "L'ARPA, conclude l'ing. Varòla". Risposta esatta, giacchè tale ente ha ereditato il rimpianto Ufficio Idrografico e Mareografico Nazionale . . . speriamo ! !
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Analisi della distribuzione temporale e spaziale della dispensa ad orario del Consorzio Irrigazioni Cremonesi (A.A. 2001/2002).
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Dinamiche idrologiche ed idrogeologiche del bacino idrografico in sinistra Adda, …..
Nell'àmbito della gestione delle acque territoriali, cioè quella parte dell'acqua che è 'condotta sul territorio' dalle reti di Irrigazione (parte che in Lombardìa sostiene, oltre all'Irrigazione, l'ambiente tutto, assolvendo a moltéplici funzioni) pare oggi condursi un confronto di carte, studi, norme e circolari, con uno scarso o assente conforto di dati idrològici affidabili: una mancanza indubbiamente esiziale per la correttezza di ogni scelta, . . . ma non solo. Non disporre di rilevamenti idrològici vàlidi (inùtile ricordare cosa sìano . . . c'è scritto sui libri di scuola!) porta ad una conseguenza perniciosissima: non saper prevedere gli effetti delle decisioni. Quando si mette mano ad un sistema irriguo complesso (creàto nel corso dei sécoli dall'operosa mano delle genti lombarde ecc. ecc. . . . . .) gli effetti possono essere pesanti e, cosa ancòr più orribile, spesso concentrati in zone 'strutturalmente deboli' tra le quali spicca il cosidetto 'Comprensorio irriguo indiretto'. Ci sono ampie zone della pianura lombarda, infatti, che utilizzano parte delle acque che i terreni idrologicamente sovrastanti scaricano nella rete di colo e nella prima falda, quest'ultima alimenta, così, i fontanìli, le risorgive e le risorgenze. Cosa può succedere se nel Comprensorio diretto (cioè quelle zone che càptano le acque direttamente dai fiumi) si riduce la portata di competenza. La prospettiva non è peregrina: molti ormai reclàmano, e tanti 'pontificano', che nei fiumi venga garantìto il Deflusso Minimo Vitale (DMV) attraverso una semplice (cioè semplicistica - c. v. d.!) riduzione delle derivazioni del Comprensorio diretto. Quale riduzione 10%, 20% ? Per il comprensorio diretto potrebbe non essere un problema: è già stato più volte dimostrato (vedasi la stagione irrigua 2005) che possiamo sopportare, seppure con maggiori fatiche e costi soprattutto per l'Agricoltura, riduzioni anche maggiori. La questione più importante è un'altra: se si riduce l'acqua al Comprensorio diretto cosa succede nel Comprensorio indiretto? La tesi, occupandosi delle terre nel Compresorio 'Cremasco', traccia la strada per rispondere con coerenza scientifica a questa domanda dimostrando che il fattore di amplificazione degli effetti è superiore e due! La riduzione d'acqua nel Comprensorio diretto, quindi, quantomeno si raddoppia nell'indiretto. Il dato, già preoccupante, si affianca ad un'altra preoccupazione: il Comprensorio indiretto non ha alcun titolo per partecipare al confronto (speriamo non lo scontro!) per la definizione del DMV così come semplicisticamente pensata oggi dalla Regione. Il lavoro si conclude suggerendo alcune linee decisionali strategiche e tattiche . . . . naturalemente sotto forma di àuspicio (i tesisti . . . sono giovani !!!).
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Il fenomeno della vegetazione flottante mossa negli eventi di piena. Il caso del fiume Adda cremonese: proposta di metodo di individuazione delle zone di origine e classificazione dei livelli di rischio.
Quando arriva una piena, l'attività più diffusa è sperare che non avvengano troppi guai. Gli interventi, grazie ad un'organizzazione di Protezione Civile indubiamente efficente, non possono che limitarsi - nel corso dell'evento - ad azioni di contenimento, a volte minime rispetto alla forza in grado d'essere messa in gioco da grandi masse d'acqua 'impazzite'. La prevenzione è quindi importantissima. Questo lavoro dimostra come si possa progettare il governo del territorio, al fine di ridurre, contenere ( o forse evitare!) il pericolosissimo fenomeno della vegetazione sradicata e trascinata dalla corrente, che causa, purtroppo, danni ingentissimi, amplificando, a volte in modo esponenziale, la furia distruttrice delle acque. Attraverso la formulazione di indicatori e parametri che quantificano i livelli di rischio, nell'interferenza tra àlveo di piena e infrastrutture in esso presenti (sia fisse che mobili), la tesi elàbora uno strumento che può controllare questo problema del territorio, sinora oggetto di sole valutazioni post-disastro; non solo: le indicazioni che vengono prodotte consentono una base di confronto oggettiva tra le due 'anime' che governano le aree intorno ai fiumi: l "ambientale", che tende a creare e mantenere il più possibile un ambiente naturale (la presenza dell'acqua ne fa, inevitabilmente, un ambiente di foresta), e l' "idraulica", che vuole - invece - gli àlvei di piena il più possibile liberi dalla vegetazione d'alto fusto, proprio per ridurre i rischi ed i pericoli. Si possono studiare queste zone e dare indicazioni, e misura!, su cosa possa essere fatto, per l'una e per l'altra esigenza, senza conflitto? Qui, si dimostra che è possibile, progettando il necessario strumento. L'interesse per questa indagine è già condiviso, anche a livello istituzionale, tant'è che vi figura, quale co-relatore - un autorevole funzionario dell'Agenzìa Interregionale per il Po (AIPO) di Cremona.
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La millenaria rete irrigua del Comprensorio cremasco: evoluzione storica e prospettive future
Inizia, con questa tesi di Master, la prima 'esplorazione' scientifica dell'area cremasca, funzionale alla costruzione dello sfondo nel quale agirà il nuovo ente che sta per essere istituito: il Consorzio di Miglioramento Fondiario di II grado 'Adda Serio'. Infatti, grazie a questa nuova realtà nasce una profonda necessità di conoscenza e studio che fa di questa importante area della provincia di Cremona una vera e propria 'palestra di sperimentazione applicata', nella vasta e complessa materia dell'uso delle principali risorse fisiche: l'acqua ed il suolo. Il lavoro esamina gli aspetti principali della realtà irrigua del Cremasco, evidenziandone - con concisa chiarezza ma autorevole conoscenza - le ragioni storiche e fisiche del suo modo di essere. Poi, affronta il delicato problema del Riordino Irriguo, da tanti acclamato (ed anche millantato!), individuando il percorso più opportuno, perchè dettato dalla conoscenza e dal rispetto di ciò che oggi è, così come ce lo hanno lasciato le precedenti generazioni di acquaioli: l'approccio graduale, prudente, competente.
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Progetto di gestione della rete di canali del Consorzio Irrigazioni Cremonesi per l'attivazione di salti d'acqua disponibili ai fini idroelettrici
Ecco una delle tre tesi del primo anno del Master di 2° livello 'Ingegneria del suolo e delle acque', del Politecnico di Milano sede di Cremona. E' un lavoro di grande qualità, che ha trovato anche accoglienza tra le relazioni della Conferenza Internazionale 'Acqua bonifica e Salvaguardia del territorio', tenutasi a Mantova nel maggio 2002 a cura della Rgeione Lombardia e dell' 'Unione regionale bonifiche, Irrigazioni e Miglioramenti Fondiari'. L'autrice, ing. master Angela Nadia Sulis, riesce a condurre un'analisi accurata, dettagliata e completa delle potenzialità idroelettriche della rete del nostro Consorzio, costruendo una metodologìa che può essere ùtile quale linea-guida per analoghe investigazioni e studi preliminari.
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Progetto di gestione della rete di canali del Consorzio Irrigazioni Cremonesi per l’attivazione di salti d’acqua disponibili ai fini idroelettrici (A.A. 2001/2002).
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Sconnessione tra dispensa irrigua continua e l’irrigazione di un’azienda del cremonese: studio di un sistema a vasca di accumulo (A.A. 2001/2002).
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Sulla stima delle curve di possibilità pluviometriche nella provincia di Cremona: elaborazione ed analisi di nuove ed esistenti serie storiche.
L'elaborazione statistica di 46 anni di dati pluviometrici fanno della stazione di rilevamento di Genivolta un riferimento nuovo ed affidabile per l'idrologìa del territorio cremonese. Il lavoro di tesi, infatti, ha estratto ed elaborato, dalle serie storiche, le informazioni degli eventi di pioggia, secondo le durate di 1, 3, 6, 12, e 24 ore, calcolando le conseguenti curve di possibilità climatica. La ricerca, inoltre, si è dedicata all'elaborazione dei dati di altre 12 stazioni pluviometriche, dell'ex Ufficio Idrografico e Mareografico Nazionale - oggi in gestione all'ARPA Lombardia, confrontando i risultati e certificando l'affidabilità della serie di Genivolta. La valutazione dei risultati è stata condotta con diversi metodi ed in particolare con il metodo VAPI (VAlutazione delle Piene in Italia - Politecnico di Milano/CNR - 2001) in grado di calcolare le portate di piena in qualsiasi punto del bacino idrografico della pianura Padana. Oggi è così messo a disposizione uno strumento nuovo e di maggior precisione per tutti coloro che devono confrontarsi con la 'dimensione delle acque', con risvolti pratici, operativi ed anche di risparmio economico di assoluto rilievo.
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Utilizzo sostenibile dell’acqua per l’irrigazione. Compatibilità tra colture e disponibilità della risorsa (A.A. 2002/2003).
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